Se così fosse, in voi fora distrutto
libero arbitrio, e non fora giustizia
per ben letizia, e per male aver lutto.
Lo cielo i vostri movimenti inizia;
non dico tutti, ma, posto ch’i’ ’l dica,
lume v'è dato a bene e a malizia,
e libero voler; che, se fatica
ne le prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica.
A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che ’l ciel non ha in sua cura.
Non tenterò di spiegare (sarebbe davvero inutile) il passo del Purgatorio dantesco qui proposto, ma mi limiterò ad indicare che forse vi si nasconde la chiave per la giusta comprensione di questo articolo.
Voglio parlarvi dunque del dilagante imporsi di fazioni le quali sostengono essere le portatrici (e spesso portatrici sane) del bene, della verità, le uniche a contrapporsi all’ignoranza, al male, di teorie contrapposte che pur in contraddizione tra di loro non riescono a trovare una sintesi che le superi e le comprenda entrambe, ma rimangono entrambe vere, negando il principio di non contraddizione, come nei più neri presagi orweliani. Questo, oggi, è più imperante che mai.
E’ così che per andare avanti, e far si che la mente non collassi si è costretti a “Dimenticare tutto quello che era necessario dimenticare, e quindi richiamarlo alla memoria nel momento in cui sarebbe stato necessario, e quindi dimenticarlo da capo: e soprattutto applicare lo stesso processo al processo stesso. Questa era l’ultima raffinatezza: assumere coscientemente l’incoscienza, e quindi da capo, divenire inconscio dell’azione ipnotica or ora compiuta. Anche per capire il significato della parola ‘bispensiero’ bisognava mettere, appunto, in opera il medesimo.”
Tutto ciò torna molto utile “per conoscere e non conoscere, essere consapevoli della completa veridicità mentre raccontar bugie attentamente costruite, di tenere contemporaneamente due pareri che annullati fuori, sapendo che tutti sono contraddittori e credere in ciascuno di essi, di usare la logica contro la logica, ripudiare la morale mentre rivendicando ad essa, a credere che la democrazia era impossibile e che il partito era il guardiano della democrazia”
“Il cervello stenta a rifiutare il passato”, ad accettare le nuove comprensioni, e spesso opta per l’oblio, per la totale mancanza di rispetto verso l’opinione altrui che porta l'”avversario” a voler annullare, screditare, sconfiggere, denigrare la tesi opposta e spesso assieme o prima di essa, la persona che la sostiene, avendo “il potere di tenere due credenze contraddittorie nella propria mente contemporaneamente, e accettando entrambi … a dire bugie deliberate, mentre sinceramente credere in loro, di dimenticare qualsiasi fatto che è diventato scomodo, e poi, quando diventa di nuovo necessario, per disegnare indietro dall’oblio solo per il tempo che è necessario, a negare l’esistenza della realtà oggettiva e per tutto il tempo di prendere in considerazione la realtà che si nega, tutto questo è indispensabilmente necessario.“

Eppure se ci ricordassimo di una semplice (e mica tanto semplice) nozione, che tutti abbiamo in qualche modo appreso a scuola, e che abbiamo applicato tutti ed in cui tutti ci siamo ritrovati, dovremmo aver compreso che ogni teoria è in vero valida solamente accettati i suoi assiomi: così come la geometria diviene “Euclidea” quando si accettano per veri (ed indimostrabili) gli assiomi di Euclide, nascono altrettante geometrie “non Euclidee”, quando alla base si pongono e si accettano per veri assiomi differenti. E le conclusioni logiche, i corollari, i teoremi che per deduzione ne scaturiscono sono tutti veri, ma solo all’interno di quel determinato campo di esistenza.

Il gioco virtuoso non è quello di scontrare le differenti visioni, ma di portarsi su un piano “più alto” in cui si riescono a vedere entrambe e così formulare una nuova teoria che non le neghi, ma le comprenda e pertanto aumentare la conoscenza complessiva.
Porto quindi alla vostra attenzione uno degli esempi classici che ci spiegano, in altre parole, come sia possibile affermare con certezza una cosa ed il suo contrario semplicemente cambiando il sistema di riferimento: dovremmo tenere a mente, dunque, in questo contesto, la relatività ristretta di Albert Einstein e la relatività Galileiana.

Le leggi che regolano il moto di un corpo sono le stesse per un osservatore in quiete e per un osservatore che viaggia su un treno a velocità costante: ciò significa che i due osservatori non hanno alcun modo per stabilire, attraverso esperimenti di meccanica, se si trovano in moto o in quiete.
Di conseguenza, per il principio di relatività di Galileo, si può ugualmente dire che il treno si muove rispetto all’osservatore in quiete o che l’osservatore si muove rispetto al treno.
Siamo noi dunque a stabilire il sistema di riferimento, e le regole matematiche che ne conseguono sono sempre esatte.
Potremmo, prendendo ad esempio il Sistema Solare, definire un sistema eliocentrico (in cui è il sole al centro), o un sistema geocentrico (in cui è la terra al centro), semplicemente stabilendo un diverso sistema di riferimento, e mantenendo validi tutti i calcoli, i rapporti, le relazioni matematiche ad oggi note.
Potremmo addirittura definire un sistema “Martocentrico” (in cui è Marte al centro), mantenendo un sistema di formule e calcoli perfettamente coerente e valido nel reale.
Si tratta dunque di convenzioni: ricordare che per secoli (e forse in minima parte ancora oggi) l’umanità si sia scontrata su questo, invece di comprendere che ogni sistema di riferimento è parziale, ma utile per comprendere le diverse sfaccettature ed intuizioni dell’animo e del logos umano che hanno portato a “vederlo” ed utilizzarlo, ci fa capire perché l’evoluzione della nostra specie sia bloccata in un pantano apparentemente senza vie di fuga.
A questo proposito vorrei citare un passo scritto da non so chi, che avrei volentieri rubato e fatto mio, sulla differenza matematica tra “2-sfera” e “3-sfera” (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/3-sfera) e come questo può essere messo in chiara relazione con alcuni concetti espressi in alcuni passi danteschi. Vi invito a trovare il tempo per leggerlo:
http://proooof.blogspot.com/2010/03/la-3-sfera.html
I miei più vivi e sentiti complimenti all’autore. Diamo qui per scontanto (e non molto scontato) che si tratti sempre di una questione relativa al sistema di riferimento. In un sistema di riferimento a due dimensioni, una sfera è un cerchio, in un sistema di riferimento a tre dimensioni una sfera è una 2-sfera, in un sistema di riferimento a quattro dimensioni una sfera è una 3-sfera.
Come apparirebbe un geoide visto a quattro dimensioni? Ed ecco che chiarito questo concetto, ad esempio, tutta la folle questione del terrapiattismo appare finalmente relegata al gioco, al grande inganno dei punti di vista.

Nella parte finale dell’ultimo canto del Paradiso, Dante vorrebbe affermare che come il geometra non risolve il problema della quadratura del cerchio, così lui non riesce a comprendere con la mente il mistero della Trinità. Non basta una mappa, uno schema. E’ forse solo il fulgore di cui parla che può raggiungere il vero.
Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’ elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Diamo ora uno sguardo alla visione dantesca del mondo terrestre e dei vari cieli fino al primo mobile e poi fino al paradiso con le nove sfere che si rimpiccioliscono. Notiamo una certa somiglianza con il modello di 3-sfera di Riemann e di Einstein. Non posso negare che questa similitudine mi abbia provocato una certa dose di divertimento.

Possiamo immaginare che se Einstein fosse vissuto ai tempi di Giordano Bruno forse non sarebbe scampato al rogo.

Per analogia e corrispondenza il poeta, uomo della Terra, non può distinguere direttamente la 3-sfera, solido che è possibile osservare solo avendo accesso sensoriale alla quarta dimensione. E’ costretto dunque “a guardarne il riflesso negli occhi di Beatrice”.
Conclusioni? Qualche fautore della PNL direbbe: “la mappa non è il territorio”. Se vogliamo fare un nuovo salto cognitivo, dobbiamo smettere di combattere tra di noi per chi è il “portatore” della mappa del vero. Dobbiamo unire tutte le mappe, creare una mappa unica che le comprenda tutte e che non ne neghi nessuna e dunque inizi a diventare, forse, in qualche modo, anche se sempre molto lontanamente più vicina al vero.
D’altronde questo principio vale per tutto: per comprendere la situazione attuale, per comprendere come funziona l’uomo, per comprendere le motivazioni reali e “surreali” che stanno dietro il giogo politico e geopolitico contemporaneo, per comprendere la malattia ed il significato del virus o del lockdown.
Dobbiamo passare dal mondo del “divide et impera” al mondo nuovo, rinnovato, del “solve et coagula”.
Come la coscienza non può nascere incosciamente, la consapevolezza non può nascere inconsapevolmente, per comprendere bisogna appunto “comprendere”, unire assieme le teorie, crearne una coerente che ne integri tutte senza disintegrarne nessuna, ed interrompere ogni forma di contrapposizione. Quando c’è una contrapposizione tra due teorie significa che da entrambe le parti c’è una mancanza di comprensione dell’altro punto di vista, e si è dunque molto lontani dalla verità.
E fatto questo, in ultimo, possiamo arrivare a chiederci:
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